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Consorzio Aprico

Storie di successo Aprico: IMER Automazioni Firenze

IMER Automazioni: un viaggio in una storia di successo

Scopriamo insieme la storia di successo di IMER Automazioni, consorziato Aprico con sede a Firenze.

Aprico è un consorzio composto da 30 aziende altamente specializzate nel campo degli ingressi automatici e distribuite su tutto il territorio nazionale.

I consorziati Aprico operano in Italia mediamente da oltre 40 anni, affermandosi come pionieri nel settore degli ingressi automatici e delle chiusure industriali. Sono stati proprio loro a sviluppare e consolidare questo mercato, portando innovazione e affidabilità nelle realtà residenziali, commerciali, industriali e del terziario.

Oggi cancelli e porte automatiche fanno parte della nostra quotidianità, ma questo risultato è frutto di anni di impegno, innovazione e crescita. Dietro questa evoluzione ci sono professionisti che, partendo dal mestiere di elettricisti, hanno saputo guardare oltre, abbracciando la tecnologia e trasformando le proprie competenze per anticipare il futuro.

 

Come è nato e come si è sviluppato questo mercato?

Il caso di IMER Automazioni Firenze. Un esempio per tutti i consorziati

La vita è un romanzo fatto di sogni, scelte e coraggio.

Così è nata la storia di IMER Automazioni, consorziato Aprico di Firenze: da un’idea imprenditoriale coltivata con passione, dopo più di 60 anni di innovazione.

Esempio tra gli elettricisti innovatori, capaci di trasformare competenze tecniche in strumenti elettrici ed elettronici all’avanguardia.

Un’idea imprenditoriale che ha preso forma e ha fatto scuola nel suo ambiente sociale, che ispira e lascia il segno.

Il coraggio

Per la nascita di IMER si deve ricordare la storia di Carlo Alberto Pratesi. Nato a Firenze nel 1924, ha raggiunto la maggiore età in tempo di guerra e qui ha svolto il servizio militare obbligatorio nell’aeronautica, dove ha frequentato un corso per elettricista che ha segnato la sua vita.

diploma di Carlo Alberto Pratesi

Nella catastrofe sociale italiana dopo l’8 Settembre, la sua intraprendenza e la voglia di libertà, lo hanno portato a combattere per la liberazione di Firenze dalle truppe di occupazione tedesche.

Catturato, venne imprigionato e torturato sino alla terribile asportazione della falange della mano destra. Ma lui non cede, non parla e non tradisce i compagni, e fortuna vuole che dopo pochi giorni i tedeschi sono in fuga dalla città, mentre Firenze viene liberata dalle truppe alleate.

documento partigianodocumento di attività clandestina

La prima missione: essere portatore di luce

Nel dopoguerra si doveva ricostruire una società intera.

Carlo Alberto, come tanti altri che avevano vissuto in questi anni di guerra, aveva ricevuto un’eredità grande dalla storia: un carattere forte come l’acciaio e la capacità di pensare al futuro, di ritornare disperatamente a vivere e di guardare oltre le macerie.

Così nel 1945 rientra prima nell’Aeronautica, poi lavora alle ferrovie ma, nel 1948, decide di mettersi in proprio per esercitare l’attività che gli hanno insegnato a militare: l’elettricista.

immagine di un negozio del dopoguerra

Così inizia la sua carriera di elettricista tra le macerie della guerra, con un’anima che sente profondamente la sua missione: essere un portatore di luce, non solo nei circuiti elettrici, ma anche nelle case e nella vita delle persone.

1958 Nasce la IMER, quando si lavorava in bicicletta.

Dopo un decennio di esperienza c’è un primo salto di qualità. Carlo Alberto fonda, sempre a Firenze, la IMER, “Impresa Manutenzioni Elettriche e Resistenze”, un’azienda familiare dove trovano impiego anche dipendenti elettricisti specializzati. Sono ragazzi che arrivavano anche da fuori città col treno. Passavano in sede e andavano a fare gli impianti elettrici in bicicletta. Era molto scenografico vedere partire questi ragazzi sulle biciclette con le matasse dei fili e le scale in spalla, con gli attrezzi sulla canna.

Le prime novità per il mercato: le tastiere in ottone per i campanelli elettrici

La IMER Automazioni diventa un esempio di imprenditoria locale perché è anche grazie al lavoro dei suoi ragazzi che la città di Firenze può rinascere e crescere in bellezza.

La IMER non si limitava ai soli impianti elettrici ma, nel suo laboratorio, realizzava anche oggetti elettromeccanici ed eleganti tastiere in ottone per i campanelli che, grazie a strumenti di lavorazione artigianali, era possibile decorare a martellatura, molto apprezzate nel periodo. Ancora oggi nel centro storico di Firenze, e non solo, è possibile trovare queste placche applicate alle facciate e sui portoni di tanti palazzi storici.

placche IMER

Dal disastro dell’alluvione del 1966 nuove opportunità e un nuovo riconoscimento sociale.

Anche la sede IMER è rimasta vittima dell’alluvione.

L’azienda perse tutto, sommersa da oltre tre metri e mezzo di acqua e fango.

Alberto non si perse d’animo. Andò a comprare a credito degli attrezzi, prese da casa dei vestiti vecchi e con tutta la famiglia e con gli operai che poterono venire, cominciò a ripulire e recuperare quanto possibile.

A quei tempi la IMER aveva sostituito le biciclette con delle Vespe e degli Ape Piaggio: tutto fu sommerso nell’acqua.

Furono tutte smontate pezzo per pezzo e ripulite e nel giro di due settimane ripartirono quasi tutte.

Passata l’emergenza, la IMER si impegnò in una nuova attività: recuperare ed asciugare i motori elettrici alluvionati per le aziende del fiorentino. Non stavano lavorando solo per loro stessi. Oltre che assicurarsi tante commesse, il loro impegno contribuì a riaccendere il cuore produttivo artigianale e industriale di Firenze.

Oltre il business, la forza di un impegno sociale.

Anni 70: ecco apparire le porte, i portoni e i cancelli automatici

Gli anni 70 sono un vero e proprio spartiacque nell’attività della IMER come di tanti altri elettricisti evoluti. IMER ha sempre cercato le innovazioni elettriche e anche questa volta ha voluto sperimentare le automazioni: un mondo completamente nuovo e tutto da scoprire.

Le prime installazioni sono state quelle per automatizzare le aperture e le chiusure dei cancelli.

In quel periodo erano un bene di lusso. Le prime installazioni avvennero nelle aziende e nelle ville di importanti famiglie benestanti. Il primo impianto fu installato in una villa sulle colline di Firenze e poi fu la volta di enti pubblici, caserme, banche, principalmente con lo scopo di migliorare la sicurezza e la comodità di accesso.

In quei tempi un’automazione per cancello costava 450.000 lire, quanto una FIAT 500.

Nuove idee. Nuovi prodotti. Nuovi approcci del mercato

Entrano in azienda nuove idee e nuovi prodotti elettrici ed elettronici come il videocitofono, le porte automatiche, le barriere automatiche ed i portoni industriali automatici.

IMER è stata la prima azienda, a Firenze, a proporre queste novità.

Per installare il primo videocitofono ci volle una settimana di tempo e tanta pazienza per farlo funzionare.
Da questa esperienza IMER inizio ad organizzare i primi corsi di formazione per i dipendenti. Erano molto rudimentali e consistevano nel prendere un oggetto da installare, smontarlo e rimontarlo.

IMER inizia anche a presentarsi nelle fiere locali, in quei contesti dove c’è la presenza di tante persone, in modo che si possa diffondere la nuova cultura dell’automazione.

 

IMER Automazioni: presentazione in fiera - immagine d'epoca

Nel 1971 partecipano alla prima fiera: la Mostra dell’Artigianato di Firenze.

La gente vedeva il cancello che si apriva e si chiudeva e rimaneva senza parole, sembrava per loro una magia. I curiosi, non pensavano e non si accorgevano che le aperture erano comandate con un semplice telecomando nascosto in tasca.

IMER Automazioni: presentazione in fiera - immagine d'epoca con grande folla

Scherzando, i tecnici IMER dicevano che per aprire il cancello bisogna soffiarci sopra! Le persone soffiavano veramente sul cancello mentre loro comandavano i movimenti con il telecomando nascosto. Chissà quante persone son tornate a casa convinte che il cancello si potesse aprire… con un soffio!

Che referenze!

Una installazione che ha dato molta visibilità a questo nuovo settore e alla IMER, è stata senza dubbio la barra in entrata ed in uscita del casello di Prato, dell’Autostrada Firenze-Mare. All’inizio l’automazione prevedeva un dispositivo comandato con un pulsante dall’addetto della Società Autostrade. Ma con l’evoluzione della tecnologia si passò nel giro di pochi anni ad installare sistemi automatici che entravano in funzione, in entrata, con il ritiro del biglietto dalla macchina distributrice.

IMER Automazioni - installazione in autostrada toscana

IMER Automazioni - installazione in autostrada toscana - dettaglio della sbarra

Negli anni Ottanta è stato un susseguirsi di installazioni di alto livello professionale come, ad esempio, la motorizzazione del cancello a scomparsa nel sottosuolo al Battistero di Firenze, necessario per proteggere le formelle dorate del Ghiberti.

installazione al Battistero del Duomo di Firenze - foto di gruppo installazione al Battistero del Duomo di Firenze - lavoratore sorridente

installazione al Battistero del Duomo di Firenze - lavoro terminato

Poi ancora barriere, cancelli e porte automatiche al Giardino Torrigiani a Firenze, alla Banca d’Italia, alle filiali fiorentine del Monte dei Paschi di Siena, alla barriera degli Uffizi, nel Giardino di Boboli e tante altre.

Nel Giardino dei Boboli ancora oggi sono in funzione barriere automatiche installate e curate da IMER (qui un approfondimento).

Come è possibile scoprire porte automatiche negli hotel, nei centri commerciali, nei tanti ristoranti e musei di Firenze e della Toscana (qui un articolo delle porte automatiche nel Museo del Bargello).

 

IMER Automazioni - installazioni a Firenze

Senza dimenticare le aziende e le abitazioni delle famiglie Ferragamo, Mazzei, Aleotti, Antognoni, Spadolini, Pucci, Antinori, Gucci e tanti altri.

IMER oggi

In tutti questi anni, la IMER Automazioni ha sempre saputo innovare e crescere.

Sono entrati in azienda i famigliari, tanti bravi dipendenti e responsabili, è cresciuta con la creazione di altre società collegate come la DISAC, specializzata nelle porte automatiche, ha saputo interagire con i più importanti fornitori italiani di ingressi automatici.

dipendenti IMER - foto d'epoca foto d'epoca si un incontro in corso

Dalla passione, dalla forza d’animo e dalla visione del suo fondatore, oggi IMER è una realtà importante nel panorama nazionale degli ingressi automatici.

IMER Automazioni - foto d'epoca davanti all'insegna

E’ un punto di riferimento grazie ai suoi 60 anni di esperienza, innovazione e dedizione. Nella sua storia ha saputo trasformare competenze tecniche in soluzioni tecnologiche avanzate: porte automatiche, barriere, sistemi di controllo accessi intelligenti. Un’evoluzione costante, guidata dalla capacità di anticipare le esigenze del mercato e offrire ai propri clienti sicurezza, efficienza e comodità.

IMER - foto della sede attuale

Oggi, IMER non è solo un’azienda, ma un esempio concreto di come la passione e l’ingegno possano tracciare la strada del progresso. 

IMER nel futuro: la parola al nipote del fondatore 

A questo quesito risponde Andrea Pratesi, nipote del fondatore.

Le storie e le esperienze vissute in piccole aziende familiari o in grandi multinazionali, plasmano le nostre competenze e la nostra visione professionale. Ogni lavoro che abbiamo svolto, ogni collega che abbiamo incontrato, ha contribuito a formare il nostro bagaglio culturale e professionale.

Riflettere sulle nostre origini ci aiuta a riconoscere la diversità e a valorizzare le differenze, creando un ambiente di lavoro più inclusivo e stimolante. È importante celebrare queste origini, poiché ci arricchiscono e ci rendono unici nel nostro percorso professionale e personale.In questo contesto economico non possiamo più restare soli ed è per questo che abbiamo aderito con entusiasmo al Consorzio Aprico

IMER Automazioni nel futuro, insieme con il Consorzio Aprico

IMER di Firenze, azienda tra i soci fondatori del Consorzio Aprico, non è solo un’azienda leader nel settore degli ingressi automatici, ma è parte attiva di un consorzio dove l’innovazione incontra la responsabilità sociale.

Insieme alle tante realtà di Aprico presenti sul territorio italiano, condivide una missione chiara: migliorare la qualità della vita delle persone, rendendo gli ingressi sicuri, accessibili ed efficienti attraverso soluzioni automatizzate all’avanguardia.

Perché crescere come impresa significa anche contribuire eticamente al benessere della comunità.

Il consorzio Aprico rappresenta inoltre un’alleanza strategica nel settore degli ingressi automatici, grazie al dialogo con i grandi produttori, sia italiani che esteri. Questo confronto diretto consente di garantire ai suoi aderenti condizioni commerciali vantaggiose, accesso alle tecnologie più avanzate e una rete di collaborazione che rafforza la competitività di ogni impresa consorziata. 

Le porte automatiche del futuro si apriranno con i consorziati Aprico: un’unione di competenze, innovazione e forza collettiva per rendere gli spazi più sicuri, intelligenti e accessibili a tutti.